curiosità stroriche padovane  1°

ANDREA MENEGHINI

Nasce a Padova il 18 agosto 1806 da Giuseppe e da Elisabetta Gagini. Il padre, un facchino che ha realizzato un po' di fortuna, fa istruire dall'abate Giuseppe Bernardi i figli Andrea e Giuseppe (questi, ingegno eccezionale, diventerà professore di mineralogia a Pisa, dopo aver preso la laurea in medicina e fatto l'assistentato di botanica a Padova).

Andrea, pure appassionato di botanica, si laurea in legge nel 1829 ed esercita l'attività notarile a Piazzola sul Brenta. Nel'41 è deputato della Congregazione Provinciale; nel '46, come membro della Società
d'Incoraggiamento, si dedica a studi economici. Fonda il settimanale "Il tornaconto" con lo scopo di istruire il popolo. Partecipa attivamente al Nono Congresso degli Scienziati Italiani, tenuto a Venezia nel '47,
propugnando l'Unione Nazionale delle Associazioni Agrarie. Il 30 dicembre dello stesso anno pone la sua firma tra le prime delle seicento di adesione all'istanza inviata all'Imperatore Ferdinando I da Nicolò Tommaseo, per ottenere una censura più illuminata ed indipendente sulle pubblicazioni letterarie.
Sostenitore della lotta legale, in qualità di deputato provinciale invia nel gennaio del '48 una istanza alla Congregazione Provinciale Veneta "perché siano presi in esame i desideri e i bisogni delle province
che quel Corpo rappresenta". Il giorno successivo ai moti studenteschi dell'8 febbraio, viene arrestato e tradotto nelle carceri di Venezia. Nella insurrezione del 17 marzo il popolo veneziano esige la sua scarcerazione. Il 25 marzo diventa, per elezione popolare, presidente del Comitato Provvisorio Dipartimentale con notevole distacco di voti. Dopo la caduta di Vicenza, protesta energicamente per iscritto contro l'ordine di Venezia di ritirare le truppe da Padova; e lascia la città, come tutti i più compromessi, nella notte dal 12 al 13 giugno.

Non va a Venezia a causa dei suoi contrasti politici con Daniele Manin. Avvilito per ingiuste accuse, ripara a Pisa, a Torino, ad Ancona, a Corfù e ad Atene, ed infine ritorna a Torino. Qui si dedica a scrivere volumetti a scopo popolare ("Manuale del Cittadino sardo","Elementi di sociologia ad uso del popolo"). Nel '58 gli viene accordato "l'immune rimpatrio", che gli permette di ritornare a Padova. L'anno seguente, dopo il trattato di Villafranca, emigra a Torino con il figlio Augusto, destinato a morire per tisi tra le sue braccia nel '62. Fa parte, assieme ad Alberto Cavalletto, del Comitato Politico Centrale Veneto. Diviene deputato nel collegio di Bozzolo. In Parlamento si schiera contro la pena capitale. Il 21 luglio del '66 ritorna a Padova, e il 3 dicembre diventa il primo sindaco patavino Dopo aver abitato quasi tutta la vita in via Vignali (attuale via Galileo Galilei), muore nella città natale il 21 novembre del '70, confortato da Alberto Cavalletto e lasciando in precarie condizioni la famiglia per la sua proverbiale generosità verso i poveri.

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